canzoniere sintetico

il blog di Antonio Mainenti che si improvvisa raccontatore di storie vere (o quasi)

Monday, November 28, 2005

 

in anteprima i tittoli del nuovo disco

prima uscirà OBERBAUM CITY con Tirriddiliu e Rinus e poi questo dove c'è anche Manuela Barile.

1. teufeltanzmasken
2. stornello di Carini [Trad.]
3. frammento VI
4. dance (in barba alla legge)
5. frammento II
6. la battaglia della Bolognina
7. in barba alla legge/frammento IV
8. naso maso
9. italian würstyle
10. frammento I
11. cane e canto (frammento III)
12. (quando piscia il clero) frammento V
13. 1
14. 2
15. 3
16. 4
17. 5
18. 6
19. 7
20. Bologna proibizionista
21. frammento VII
22. dolcemelma
23. canto dei pastori Siculo-Baresi (emigrati in Germania) [Trad.]

part A: Barile, Mainenti, Van Alebeek
Tracce da 1 a 12. Teufeltanzmasken (Bologna, 1 e 2 novembre 2005)

part B: Mainenti, Tirriddiliu, Van Alebeek
Tracce da 13 a 19. Del porco non si butta via niente (Ragusa Ibla, 7 e
8 agosto 2005)

part C: Barile, Mainenti, Van Alebeek
Tracce da 20 a 23. Cadeau (Bologna, 1 e 2 novembre 2005)

Thursday, November 17, 2005

 

la lametta e l'Americano (del 15 novembre 2005)

Il taglio del capello mi ricorda le ventate di cambiamento che ho sempre cercato di attuare all’interno del mio primo pelo. Soprattutto oggi che credo di essermi innamorato, la necessità di un netto taglio è stato il primo pensiero che mi è passato per la mente; certo, non faccio un cazzo già da qualche mese, mi sveglio tardi, passeggio, vado al bar, così da permettermi anche un nuovo look.

La barba, mentre accorciavo la barba pensavo alla barba incolta, folta che impressiona la lametta. La lametta, aprendo lo sportello della specchiera la lametta mi dice di no, che io mi faccio la barba solamente d’estate e che d’inverno potrei sembrare anche una faccia da culo (come, anni fa, mi confessò un amico): bianco, capelli neri, faccione….si, pare un culo, ma un bel culo!
A parte questo, la lametta è offesa perché un giorno la chiamai comunista; le dissi che “quel suo sensibile bisogno di taglio netto” mi sa di falce e che l’uso del dopobarba puzzone dopo una rasata, la fa apparire una poco di buono. Tutta fiera, lei mi rispose che “comunista ci chiami a tua sorella”, che: - il mio netto taglio netto con tre lame, crema di aloe vera, lama anti brufolo e lama contro pelo, tutto mi puoi dire ‘mpare: comunista no - .
La lametta (ormai è anche vecchia, dice stronzate), a tutt’oggi, continua ad insultarmi ogni volta che provo a radermi dicendo che non me lo posso permettere, che devo andare a lavorare, che mi bevo il vino sfuso e che lei odia quelli con i capelli neri e la barba rossa; io sono fiero della mia barba rossa, mi fa l’effetto Federico II, quella parte Normanna di me che avrei voluto guadagnare in altezza e non in pelo.
Vorrei anche spiegarle che non le ho detto comunista per offenderla , il mio era un esempio sul modo di condurre la propria vita; io, la porterei nei campi a mietere il grano e fare l’amore, a rinfrescarsi le lame in un ruscello e poi fare lunghe passeggiate fino al pelo più lungo.
Lei chiede sempre di andare al ristorante di lusso, ama sentire l’odore delle ventate di dopobarba che arrivano tra il primo e secondo, ama uscire presto al mattino e salire sull’autobus dove gli impiegati sbarbati emanano quel tanfo di poro dilatato…capisco cosa non va! Abbiamo stili di vita totalmente diversi, io odio il dopobarba, gli impiegati e i ristoranti di lusso, capisco anche perché si è offesa quando le ho detto comunista; io che sono anarchico, volevo farle solamente un esempio di libertà, lei è pure di destra, gode del lusso sfrenato e si innamora facilmente dei rasoi elettrici di ultima generazione.

Come farò, aiutatemi. Dovrò rinunciare per sempre a radermi? Devo comprare il rasoio come quello che aveva mio nonno, magari è un rasoio proletario ma credo di farmi male. Devo andare dal barbiere come l’Americano?

L’Americano vive a Milano, circa quattro anni fa c’è andato a vivere. Prima stava in paese e prima ancora faceva il siculo-squatter a Londra, siculo perché affittava le case che lui squattava alla faccia dell’ideologia.
Io gli voglio tanto bene, anche se ha fatto tutte queste cazzate; adesso, però è quasi anarchico: non lavora, va in India e Marocco e fuma tutto il giorno il cylom.
In paese è un personaggio leggendario. Ogni estate, quando torna, tutti gli scrocconi lo attendono perché sanno che porta dei buoni cioccolatini e anche delle novità, sembra la saga (sagra) dell’Americano e dei suoi discepoli.
Lui è inteso l’Americano perché i suoi sono emigrati a Philadelphia quando il piccolo Turiddu aveva solamente cinque anni; tornarono in paese quando Turiddu finì di frequentare le medie e, senza conoscere una parola di italiano, lo iscrissero al liceo scientifico.
Turi a scuola era sempre stato bravo, poi è un ragazzo molto intelligente ma negli u.s.a. questa intelligenza (e una totale dose di geni siculi), gli servì per fregare i compagnetti americani, ebrei e ispanici; lui era sempre il più furbo: rubava le merende, rubava nei negozi e marinava la scuola già alla tenera età di otto anni.
Arrivare in Sicilia con sotto il braccio tutta la discografia di AC/DC, Rolling Stones, Doors e gli sconosciuti U2, in paese dove l’avanguardia erano i Righeira gli costò tanti guai. Il problema della lingua per certi aspetti lo faceva apparire uno “togo”, ma per i rapporti con le ragazze e la scuola il divario era enorme………………………continua...

Monday, November 14, 2005

 

Il mio amico Giummy era un famoso meccanico

mio cugino rinus si sta sempre più politicizzando; anche lui ha capito che la nostra musica non può fare a meno di mangiare sovversivi con le scarpe o senza, con la sciarpa e con gli stivali.

La prima volta che mangiai un "sovversivo", ero maledettamente giovane, avevo ancora il sorriso puro di chi non ha mai sbattuto la faccia per terra sfregiandosi.
Il mio amico Giummy era un famoso meccanico, l’unico inghippo stava nel fatto che Giummy, per campare, doveva lavorare in campagna. All’inizio se ne fotteva: la notte andavamo tutto il tempo in giro e la mattina ci alzavamo presto; io andavo a scuola e, come tutti i pendolari della zona mi svegliavo alle 6 e quarantacinque, dal lunedì al sabato, Giummy pure, ma d’estate, quando io al massimo lavoravo mezza giornata lui si svegliava alle 4 e mezza (nelle serre d’estate c’è caldo, si lavora la mattina presto).

A quel tempo si era in piena operazione “vespri siciliani”, i militari, la polizia, i carrabbinieri, i vigili urbani, insomma tutti gli sbirri, quasi ogni notte ci controllavano. Cercavano…che cazzo cercavano? Cosa volevano da un quindicenne senza casco?
Niente, facevano solo commenti sulla mia folta capigliatura che ad andatura umidamente costante si manteneva gonfia e possente. Giummy pure aveva la chioma, lo chiamavano Roberto Formaggio per via del codino: Giummy era tamarro e io freak (che ridere questa terminologia).

Un sabato pomeriggio, io e Giummy andammo a Modica (senza nessun motivo) con l’Americano; appena entrati in città, America ferma la citroen AX, scende e ci dice di aver visto un salone da barbiere e che la sua barba è troppo folta per fare il cameriere quindi, la va a tagliare (l’Americano è un’altra persona importante).
Giummy e io, scendiamo ad aspettare ma ci fermano gli sbirri (che qualcuno simpaticamente ha chiamato), era polizia ma questi erano stupidi come i carrabbinieri. Io indossavo scarpe da basket americane fatte dai bambini coreani, lo sbirro adulto e baffuto dopo aver sentito l’assurda storia che “il nostro amico è andato dal barbiere perché, essendo cameriere, non può lavorare col barbone” si è sentito preso per il culo e mi rivolge delle domande tipo: - che piede grosso che hai? –
Molto alla cappuccetto rosso, io rispondo: - sono solamente slacciate –
Lo sbirro: - non ci credo, secondo me ci nascondi qualcosa! –

Ecco, io vorrei concludere la storia qui a mo di barzelletta ma lo sbirro mi ha fatto togliere le scarpe, tutte e due…io gli ho pure messo il piede in faccia ma non mi puzzava.

Imparai a cucinare in quella occasione, così per necessità; nessuno voleva mangiare uno sbirro stupido, vecchio e baffuto ma dovevo impratichirmi.
Come quando un pacchetto di esportazione senza filtro costava lire 1.500 e le compravamo per imparare a rullare: come quando cucinavo gli sbirri per imparare a mangiare.

Sunday, November 13, 2005

 

canzoniere sintetico: progetto instabile da un' idea di Antonio Mainenti

Il Canzoniere Sintetico, mi è venuto in mente nel 2001.
In quel periodo, oltre che di musica tradizionale, mi interessavo molto di cantautori come Tenco, De Andrè e Ciampi; ebbi l' idea di coinvolgere i musicisti più disparati per dar vita ad un progetto in continua e disordinata evoluzione, senza base e senza meta, così da diventare ogni volta qualcosa di diverso e possibilmente innovativo.

Il primo passo fu dilatare le canzoni di Luigi Tenco (nel 2001) e poi, con Tirriddiliu e Manuela Barile per il primo maggio Anarchico 2005 arrivò 'na bella botta di aria nuova. Questo progetto lo avevo messo da parte, anche per le bruttissime esperienze che ho avuto con "musicisti" coinvolti in precedenza, nel maggio 2005 però, grazie all' incontro tra tre suonatori assolutamente eterogenei, il Canzoniere, si propose ai compagni.

Il nome, Canzoniere Sintetico, rievoca quei gruppi anni '60 e '70 come Canzoniere del Lazio, Canzoniere Internazionale, etc. che molto ho apprezzato e cantato; il mio progetto ha una solida base tradizionale (ma non più del 50%) che obbligatoriamente si prefigge di annientare e disturbare con amore il passato contadino e paesano che mi (ci) appartiene.
Questo concetto vorrebbe essere un passo nel futuro della musica folk e tradizionale, quel passo che si può permettere solamente chi ha assimilato, chi è nato in un dato contesto dove gli antropologi non esistono e neanche gli etnoturisti alla ricerca della danza perduta, insomma: suoniamo quello che ci appartiene.
Potrei anche odiare il Carretto Siciliano, gli Arancini, le Scacce, il Marranzano, solamente quando non vedo e sento spontaneità, solamente quando qualcuno si inventa uno stile nuovo che non gli appartiene (come chi Siciliano canta in arabo con la derbuka) e lo spaccia per musica etnica, world music e molti credono che in Sicilia parliamo l' arabo e abbiamo la derbuka come strumento tradizionale.
ATTENZIONE! Io amo e conosco il Mondo arabo, ovviamente riconosco come la sua cultura abbia influenzato positivamente la nostra (Siciliana) e tutta quella Occidentale, vorrei solamente ricordare che gli Arabi rimasero in Sicilia più di duecento anni, tra l'800 e il 1000 circa, poi arrivarono i Normanni ma nessuno suona l' arpa tradizionale Siciliana o magari la ghironda.

Concludo dicendo che il nostro apporto musicale in questo progetto sarà sempre al "naturale" se, come è successo, qualcuno nota degli accenni di intellettualismo nella nostra espressione, che se ne vada affanculo!
Se il vostro orecchio è spurio non è certo colpa mia, se intendente suono:musica=intrattenimento:battere_il_tempo, potreste anche non considerarci; io non voglio più limitarmi perché la gente, la cosa che più mi interessa al mondo, non vuole attuare un minimo sforzo per capire che non sempre tutto deve essere comprensibile: bisogna anche soffrire e sforzarsi, non considerarsi pubblico passivo, non rinnegare le innovazioni e poi, se ci farete un complimento o un sorriso, ci renderete felici.

Mainenti

P.S.
Il fatto che fino ad adesso, in questo gruppo ha partecipato solamente gente di origine contadina e proletaria è un caso; a noi musicisti poveri ci uniscono le grandi idee e la libertà che il vostro denaro non potrà mai comprare.
Se sei ricco o benestante e vuoi finanziare un nostro progetto musicale senza lamentarti caccia la grana e lasciaci fare!

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